“Da un pugno chiuso non entra ma non esce” è questo il proverbio preferito di Bruno Scomazzon, il fondatore di Scomazzon Antinfortunistica, oggi punto di riferimento nel nord Italia per qualità e varietà di prodotti offerti.
Un imprenditore che si è fatto da solo e che non ha mai perso la positività di fronte alle sfide della propria carriera professionale.
Un uomo dal cuore grande che ha dedicato la vita al lavoro ed oggi continua ad affrontare gli eventi con un ampio sorriso benevolo. Il suo successo, dura da cinquant’anni, ma la strada non è sempre stata in discesa, tutt’altro, le difficoltà si sono presentate fin dagli esordi.
Era un giovane impiegato di un’azienda metalmeccanica, quando assieme ad un collega nota il costante ritardo delle forniture di guanti: nasce così l’idea di offrire un’alternativa, dedicandosi alla produzione di guanti da lavoro.
Grazie ad una conoscenza comune i due cominciano a studiare la pelle ed il mondo delle concerie, facendo anche i primi investimenti, tra cui una piccola macchina da cucire.
L’entusiasmo e la voglia di crescere, spingono Bruno a buttarsi a capofitto nell’impresa, lasciando un lavoro sicuro per dedicarsi interamente alla produzione di guanti in pelle: smonta e studia i modelli della concorrenza, inizia ad apportare modifiche e a creare modelli propri.
Purtroppo però, il socio designato alle vendite sceglie di abbandonare il progetto, lasciandolo solo senza alcuna competenza commerciale.
Per dedicarsi alla vendita coinvolge i propri familiari, ed insieme a zii e genitori lavora la pelle e cuce fino a tarda notte.
Una bella sfida, dato che all’inizio degli anni ‘70 i guanti per la protezione delle mani erano un lusso riservato alle aziende pubbliche e statali; realtà che richiedevano capitolati strutturati e prodotti personalizzati che Bruno non riusciva ancora a fornire.
Restava quindi una piccola fetta di mercato: fortunatamente, la sua capacità di interpretare le esigenze del cliente e risolvere le più diffuse problematiche, gli consentono di conquistare la fiducia di importanti aziende private.
Un altro grande ostacolo che si trova ad affrontare è l’aspetto logistico; Arzignano (VI), il grande polo delle concerie è distante da Bassano del Grappa.
I numerosi guantifici che sorgevano attorno alle concerie dell’epoca, avevano costi di manodopera e gestione assai minori; questo lo rendevano decisamente meno competitivo sul mercato.
Da qui una scelta che si è rivelata azzeccata negli anni; quella di affiancare alla produzione la commercializzazione di prodotti terzi. I semilavorati di Arzignano entrano quindi a far parte dell’offerta di Scomazzon Antinfortunistica e vengono affiancati ai guanti interamente fabbricati, consentendo di fornire una gamma di soluzioni meno personalizzate ma più competitive.
L’aumento delle vendite consente di realizzare un piccolo laboratorio dove la ricerca e sviluppo assumono la forma di nuovi prodotti.
Nel frattempo, la signora Scomazzon – che oltre al marito era consapevole di sposare anche la sua impresa, alla quale forniva il proprio supporto cucendo la pelle ed occupandosi delle pratiche amministrative – da alla luce il primogenito: Diego nasce nel 1974.
Nel ‘76 vengono assunti i primi collaboratori professionali che si affiancano ai familiari e consentono di aumentare la produzione.
Gli eventi economici sembrano però continuare ad accanirsi; le grandi aziende bassanesi, travolte da una grave inflazione, chiudono i battenti lasciando la Scomazzon Antinfortunistica senza i più importanti clienti o addirittura con un’eredità di gravi insoluti che mettono l’azienda in grave difficoltà.
E’ necessario attendere l’inizio degli anni ottanta per assistere ad una graduale ripresa del mercato: l’aumento delle vendite permette di ampliare il laboratorio artigianale ed acquistare nuovi macchinari.
Anche questo periodo d’oro è però segnato da grandi ostacoli, soprattutto per l’avvento della concorrenza asiatica: le importazioni d’oltreoceano causano il fallimento di molte aziende competitor, soprattutto nel bacino dell’Arzignano.
La capacità di adattarsi alla nuova situazione, scegliendo di commercializzare anche i nuovi prodotti importati ed unirli alla qualità del made in Bassano, si rivela azzeccata: ciò consente all’azienda di far convivere varietà e personalizzazione, facendo realmente la differenza e consentendo a Bruno Scomazzon di ricevere importanti riconoscimenti.
Nel 1989 il giovane primogenito entra in azienda come tuttofare, affianca gli artigiani in produzione ed impara il mestiere.
E’ il 1994 quando viene promulgato il famoso decreto legislativo 626, che regolamenta la sicurezza nei luoghi di lavoro: è l’anno della svolta.
L’aumento esponenziale di richieste è controbilanciato da un’ improvvisa crescita della concorrenza; diventa necessario ottimizzare l’approccio al cliente per vendere al meglio competenza ed esperienza.
Tocca al giovane Diego affiancarsi al padre e fronteggiare la nuova situazione di mercato; da allora si dedica con successo al settore commerciale, nonostante la sua passione per la produzione duri tutt’oggi.
Nello stesso anno, l’azienda sceglie di arricchire il proprio catalogo con nuovi prodotti antinfortunistici; come nel passato la strategia si rivela vincente, segnando l’affermazione definitiva della Scomazzon Antinfortunistica.
Nel 2000 viene effettuato un nuovo ampliamento che comprende anche gli uffici amministrativi.
Da allora padre e figlio si dedicano con successo a pianificare strategie vincenti per offrire prodotti di qualità a prezzi competitivi, senza perdere di vista l’unicità della propria produzione interna.
Un vasto catalogo gli consente di conquistare importanti fette di mercato.
Undici anni dopo, nel 2011, viene costruita l’attuale sede.
Il 1° gennaio 2017 la gestione aziendale passa di padre in figlio: oggi Bruno continua ad essere presente supportando le scelte strategiche di Diego, il quale ha ufficialmente assunto il comando della nuova Scomazzon Antinfortunistica.
“Da una mano chiusa non entra ma non esce”, non è solo un’affermazione, ma una scelta concreta, che ha consentito alla famiglia Scomazzon di cavalcare i cambiamenti di mezzo secolo, scegliendo di aprirsi al mondo senza però perdere di vista la propria specificità.